Cardiopatia e farmaci per l'erezione
GLI UOMINI CON CARDIOPATIA ISCHEMICA STABILE HANNO UNA MIGLIORE SOPRAVVIVENZA SE USANO I FARMACI PER L’EREZIONE (INIBITORI DELLA PDE5)

Un recente studio svedese, pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology ha dimostrato che usare con regolarità i PDE5i, cioè i farmaci orali per la disfunzione erettile (Viagra, Cialis, Levitra, Spedra o i loro generici equivalenti), per curare i problemi di erezione, riduce il rischio di morte e di infarto cardiaco in uomini cardiopatici con malattia coronarica stabile. Gli Autori dello studio hanno deciso di esaminare questo gruppo di uomini perché la disfunzione erettile (DE) è un problema rilevante nella popolazione maschile anziana, e i PDE5i subiscono ancora oggi il pregiudizio da parte dei pazienti e, talvolta, anche dei medici, sui potenziali pericoli cui possono essere esposti uomini anziani con DE e con malattie cardiovascolari nell’assumerli. Già in precedenza il gruppo che ha effettuato lo studio aveva dimostrato la minor mortalità in uomini con DE che usavano i PDE5i e che avevano poi avuto un primo infarto, rispetto a uomini che avevano avuto un infarto senza che assumessero alcuna terapia per la DE. Lo studio ha seguito per oltre 5 anni 18.542 uomini svedesi con DE che avevano avuto un infarto, o un intervento chirurgico di bypass coronarico o un intervento coronarico percutaneo (angioplastica), di cui 16.548 sono stati trattati con un PDE5i (sildenafil, tadalafil o vardenafil) e 1994 con iniezioni locali di prostaglandina (Caverject). Al termine dello studio, il gruppo che usava gli inibitori della PDE5, rispetto al gruppo che usava terapia iniettiva, ha avuto una riduzione del 12% per la mortalità per tutte le cause (14% vs 26%; rapporto di rischio [HR], 0,88); del 19% per infarto miocardico (9,4% vs 15%; HR, 0,81); del 25% per i ricoveri per insufficienza cardiaca (1,0% vs 2,1%; FC 0,75) e del 31% per la rivascolarizzazione (13,1% vs 21%; HR, 0,69). I tassi di morte cardiovascolare (5,1% vs 10,6%) e non cardiovascolare (6,9% vs 12,2%) sono stati all'incirca dimezzati nel gruppo dei PDE5i. Le analisi stratificate per età hanno indicato che gli uomini di età compresa tra 60 e 69 anni trattati con PDE5i avevano una mortalità inferiore rispetto ai loro coetanei trattati con alprostadil (HR aggiustato, 0,81). Ma quali possono essere i motivi degli effetti benefici di questa classe di farmaci? Sono state valutate alcune ipotesi: gli uomini con DE spesso sono ipertesi in terapia e i PDE5i potrebbero aver migliorato la sopravvivenza aumentando gli effetti clinici dei farmaci antipertensivi, inoltre, i PDE5i hanno un’azione benefica sull’endotelio, il tessuto che riveste la superficie interna dei vasi sanguigni e del cuore, che, sottoposto all’azione di questi farmaci migliora la sua funzionalità (l’endotelio non è una semplice superficie di rivestimento ma è un tessuto che produce sostanze paracrine e endocrine). A molti potrebbe anche piacere il pensiero che il sesso praticato frequentemente si qualifichi come un'attività fisica che promuove la longevità e che l’uso dei PDE5i possa ripristinare questo beneficio in caso di DE. Ma è da valutare anche una ipotesi diversa: il deterioramento della salute generale è associato a una diminuzione del desiderio e dell'attività sessuale e, quindi, un'elevata esposizione cumulativa ai PDE5i potrebbe semplicemente aver identificato pazienti più sani e sessualmente attivi. Quali conclusioni possiamo trarre da questo studio? Direi che, nonostante questo studio non supporti alcun cambiamento nella pratica clinica, è un ulteriore tassello di rassicurazione per il medico prescrittore e per il paziente. Se il prescrittore ritiene che non vi siano controindicazioni è probabilmente un bene che il paziente assuma il farmaco orale per migliorare la sua erezione, non solo per la sua vita sessuale, ma anche per un intrinseco minor rischio di eventi negativi per la salute e una maggiore sopravvivenza.


